“L'essenza delle cose va oltre la realtà visibile. Pertanto, è impossibile ritrarre qualcosa in maniera essenziale rappresentando l'esterno delle cose. Lo scultore traduce, non è un fotografo di forme accidentali, confuse e prive di significato.”
(Constantin BrâncuČ™i)
Travolgente, in una parola, la prima introduzione al lavoro di Wil van der Laan. Perché il nome e l'opera di Wil van der Laan non si sono distinti prima? Entrando a Maastricht, c'è ancora il suo Angelo, un moderno equivalente della Nike di Samotracia! L'Angelo di Maastricht, antico simbolo della città, protettore che canta la vittoria. Un'opera del 2018 che sembra ispirarsi al capolavoro Greco del 200 a.C. che ora si trova al Louvre, ritrovata e prima ancora scomparsa dalla vista di ogni uomo per molto tempo. A Maastricht ti trovi inaspettatamente di fronte a una nuova creazione, nata dalla mente di un contemporaneo. Come tutti i bronzi di Wil van der Laan, è stato creato in stretta collaborazione con il suo maestro fonditore del bronzo Frans Hogervorst. In questa combinazione si applica l'interazione tra uomo e materia, opera d'arte e materiale, prodotto e processo. Riguarda la complessa combinazione che tu come spettatore di arte contemporanea considererai nella tua valutazione del risultato. Per Wil van der Laan, quella prima impressione rimane, quel tuono in un cielo sereno.
Abitante delle terre della Mosa, Limburghese nel cuore e nell'anima, radicato in un bellissimo contesto culturale che è stato conquistato, colonizzato e coltivato molto tempo fa dai Romani del Mediterraneo. È pieno di ricordi latenti che sono diventati parte del DNA di Wil van der Laan. Il suo lavoro esprime il desiderio di sublimare ciò che i Romani ellenizzati ci hanno lasciato, secondo quanto era accaduto. Al contrario di un neoclassicista del XIX secolo come il nostro Limburghese Mathieu Kessels, collega di Thorwaldsen, egli non ricorre al linguaggio formale accademico ideale, alla fredda precisione della rappresentazione del corpo e degli arti, alla perfezione delle proporzioni, sfruttando la lucentezza gelida dei materiali come il marmo di Carrara. Gli piace lasciarsi ispirare dall'eredità dei Romani, fruitori e imitatori dell'eredità Greca, ma alla fine anche innovatori e creatori di un nuovo tipo di realismo, in cui non solo l'immagine ideale ma anche l'essere umano stesso era centrale. Ricorda che il luoghi d’origine di Wil van der Laan, la Mosa e la Renania, un tempo erano ricoperti di città Romane, ville, templi e monumenti ricchi di arte.
Le statue degli imperatori non sono mai state rappresentazioni realistiche. Servivano a uno scopo programmatico, in grande come ritratti in busti, in piccolo sulle loro monete. Quell'unica immagine, quell'unico tipo di immagine dell'Imperatore regnante, realizzata nelle botteghe imperiali di Roma, doveva rappresentare l'Imperatore fino ai confini dell'immenso impero, dargli prestigio, irradiare il suo potere e la grandezza divina. Il ritratto non poteva mostrare i tratti deboli del carattere, il ritratto imperiale era sempre un'immagine ideale. Eppure spesso puoi capire da questi la vera natura dell'imperatore, o quel tratto caratteriale che voleva sottolineare. Ed è proprio questo aspetto che Wil van der Laan sa approfondire nelle sue teste imperiali, metterle al primo posto, ingrandirle e
tradurle in un nuovo linguaggio progettuale quasi espressionistico, di quelle teste imperiali da tempo dimenticate in passato prodotte in serie e spesso noiose.
«Vedo tutta la verità e non solo la superficie. Sottolineo i versi che meglio esprimono lo stato spirituale che interpreto.”
(Auguste Rodin)
E in questo scopriamo la mano del genio di Wil van der Laan, come Auguste Rodin ci riuscì un secolo e mezzo fa: la vivace interiorizzazione della materia fredda. Non la pelle liscia e opaca del marmo bianco o del metallo levigato, no, l'argilla modellata con la terra che aveva preso forma nel modello in terracotta indurita e grezza della testa di bronzo. Utilizzando il processo a cera persa, l'opera d'arte è stata poi fusa in bronzo e rifinita da Wil stesso. Non sono affatto ritratti ideali per rappresentare gli imperatori nel modo più bello possibile, ma ritratti di personaggi interiori con una pelle metallica irregolare che continua a lottare per ogni pezzo di superficie liscia. Se guardiamo il suo Nerone, possiamo pensare al Balzac di Rodin, se pensiamo al suo Adriano, entra in scena il busto di Alphonse Legros. Con Marco Aurelio dimentichiamo il ritratto stilizzato originale del II secolo e ci immergiamo nei suoi pensieri filosofici. Augusto rimane il più vicino al ritratto classico di Prima Porta, ma il carattere pacifico dell'imperatore emerge particolarmente nel ritratto di Wil van der Laan. E poi c'è Traiano, che irradia intransigenza militare e forza paterna, come Rodin è riuscito a interiorizzare in uno dei suoi borghesi di Calais. Wil van der Laan è in grado di trasmettere sentimenti, carattere e movimento in immagini belle, ma per lo più prive di vita, di numerosi fondatori della nostra Europa da tempo dimenticati. Wil van der Laan mostra che Rodin non è stato l'ultimo scultore della tradizione del Rinascimento e di Michelangelo. Nella sua installazione biografica e allo stesso tempo anacronistica di cinque imperatori che girano intorno a un Giulio Cesare che corre a cavallo, li riunisce attorno al Caesar primordiale che non è mai diventato imperatore lui stesso, ma ha dato il suo nome a un onorifico senza tempo. Cesare è stato il grande iniziatore del progetto Gallia, che ha unito l'Europa per la prima volta. La rovinosa statua di Giulio a cavallo si riferisce contemporaneamente nella sua forma esterna e nella sua finitura ai maestosi cavalieri ritrovati a Cartoceto di Pergola e poi conservati nel museo cittadino e segue nel suo realismo lo splendore selvaggio dei suoi stessi cavalli Camargue.
Nessuno avrebbe potuto prderlo: quello è Cesare che arriva lì di corsa, travolgente, di modeste dimensioni, centro centripeto e centrifugo di cinque diversi imperatori con i loro caratteri mutevoli, che hanno portato civiltà, cultura e prosperità a tutti dopo di lui e nel suo nome Roma ha costruito strade a tutti i lati dell'antico impero. Questo lavoro di Wil van der Laan ne è un promemoria.
“ Il carattere è l'intensa verità di uno spettacolo naturale, bello o brutto...”
(Auguste Rodin)
Titus PANHUYSEN (22 Aprile 2021)